lunedì 25 giugno 2012

S-cakes

[di Avv. Giovanni R. Patti, da "In Aevum", Rivista dell'Istituto San Michele di Acireale, N° 22, Maggio 2012, pag. 8]



Ritenete che la prima cosa a cui si pensi quando si riceve in regalo una scatola di cioccolatini sia quella di cominciare a mangiarli? Naturalmente (e questo soprattutto quando i cioccolatini siano della Antica Cioccolateria Acese, una ditta siciliana –di Aci S. Antonio (CT)- che proprio sui sapori siciliani fa leva per proporre prodotti dai gusti originali).

Talvolta però può aversi una qualche deformazione mentale, e il ‘mangiarli’ a cui si pensa sia l’esito di una mossa di gioco da scacchiera.


La scatola dei "giocolatini"
È questa la prima impressione che si è avuta al ricevere in regalo una confezione di 18 cioccolatini assortiti proprio della Antica Cioccolateria Acese, equamente divisi in nove al gusto di cioccolato fondente e in nove al latte, in una scatola quadrata che già da sé ricorda immediatamente un gioco da tavolo.

Il gioco da scacchiera che ha sollecitato l’impressione (e questo è ancor più strano) non esiste, ma è stato inventato al momento, proprio guardando la confezione di questi dolci (cakes): gli S-cakes.

Il nome è stato così ideato perché possiamo vagamente considerare il gioco una variante degli scacchi, dato che richiede una scacchiera di 5 x 5 caselle, e i cui pezzi sono proprio i cioccolatini che assumono il ruolo che nella quasi totalità è quello dei noti pezzi degli scacchi. 
 

Essi si possono così elencare (nella foto dal basso in alto e da destra a sinistra, in uno con il gusto del cioccolatino corrispondente): in prima fila, R – due Re (Gianduia dell’Etna); A – due Alfieri (Zagara); in seconda fila, alle estremità, T – due Torri (Fichi); al centro, due p - pedoni (Nocciola); in terza fila, alle estremità, Rg – due Regine (Pistacchio di Bronte) e altri quattro pedoni (quelli più vicino alla Regina a sinistra al gusto di Mandarino, gli altri due al gusto di Mandorla di Sicilia); in quarta fila, alle estremità, C – due Cavalli (al gusto di Malvasia delle Lipari); al centro Rs – due Riservisti (al gusto di Arancia).

Come si sarà notato esiste un pezzo identico sia per il cioccolato fondente che per quello al latte: il che permette di formare due schieramenti con un numero uguale di pezzi, come i bianchi e i neri degli scacchi.

I due schieramenti si dispongono nella scacchiera secondo il seguente ordine:


Re
T
Rg
C
A

p
p
p







p
p
p

A
C
Rg
T
Re



La disposizione dei "pezzi"
I pezzi muovono come nel gioco degli scacchi (Torre: verticalmente o orizzontalmente; Alfiere: diagonalmente; Regina: verticalmente o orizzontalmente o diagonalmente; Re: come la Regina, ma di una sola casella per volta; Cavallo: con una mossa a L, e cioè –anche scavalcando altre pedine- una casella verticale e due orizzontali; due verticali e una orizzontale; una orizzontale e due verticali; due orizzontali e una verticale).

Rispetto agli scacchi i pedoni muovono come la Torre, ma di una casella per volta, ed eliminano il pezzo più vicino in diagonale alla propria casella.

L’eliminazione anche per tutti gli altri pezzi avviene prendendo il posto nella casella del pezzo ‘mangiato’.
Il Riservista è una pedina che non esiste negli scacchi. Nel nostro gioco sostituisce a scelta del giocatore o una Torre, o un Alfiere o un Cavallo già eliminato (e il cioccolatino-pezzo prescelto si porrà sulla base rotonda del cioccolatino del Riservista). In altre parole, è un modo per recuperare al gioco un altro pezzo con le stesse funzioni di uno eliminato, attingendo alla ‘riserva’ dell’esercito –da qui il nome- (e per questo Re e Regina non possono essere sostituiti). Il Riservista “prende posto” nello scacchiere (e cioè viene collocato in una casella a piacimento) al posto di una mossa.


Alla fine, come negli scacchi, vince chi dà scacco matto al Re, costringendolo comunque a muovere in una casella in cui sarà eliminato.

Importante: In assenza dei 'giocolatini' si possono utilizzare i pezzi degli scacchi e due pedine della dama (quest'ultime per il ruolo del riservista).
  

***

In conclusione è d’uopo un’avvertenza. Questo gioco ha una sola controindicazione: che i pezzi finiscono per essere mangiati veramente e –alla fine- è già un’impresa riuscire a giocare qualche partita o poco più senza che si stia già cominciando a digerirli.



GIOVANNI R. PATTI



[Si ringrazia Christian Citraro –appassionato di giochi da tavolo- il cui gentile pensiero della scatola di cioccolatini ha suscitato in chi scrive il sottile pensiero del gioco.]

*** Da "In Aevum", Rivista dell'Istituto San Michele di Acireale, N° 22, Maggio 2012, pag. 8   

sabato 9 giugno 2012

Non Chiamateli Giochi: gli Scacchi Eterodossi

Per “Scacchi Eterodossi” si intendono tutte quelle varianti di gioco basate sugli scacchi ma alle quali sono state apportate un numero più o meno rilevante di cambiamenti, relativamente ad obiettivi, posizionamento, movimento e cattura, tipologie di scacchiere e pezzi.
Sin dalla loro nascita gli scacchi sono sempre stati in continua evoluzione, tant’è che le attuali norme internazionali del 1924, che codificano i cosiddetti “Scacchi Ortodossi”, universalmente riconosciuti, rappresentano soltanto l’ultimo e decisivo passo nella storia millenaria del gioco; esiste infatti un grande assortimento di varianti a base scacchistica, stimabile in più di 2000, che utilizza il consueto materiale ma con regole differenti.
Conoscere le varianti scacchistiche significa esplorare un variegato universo ludico che può senz’altro arricchire la passione e l’esperienza di principianti ed esperti, siano essi giovani allievi di scacchi a scuola o anziani praticanti nei circoli scacchistici.
Di seguito vengono elencate alcune tra le principali varianti, diffuse e praticate a diversi livelli di conoscenza e/o di gioco:
  • Gli “Scacchi 960” o Fischer Random Chess (Scacchi Casuali di Fischer) furono inventati nel 1996 dall’indimenticato campione del mondo di scacchi (1972-1975) Bobby Fischer. Nelle intenzioni di Fischer vi era l’intento di rinnovare un gioco millenario, con la ferma convinzione di favorire la creatività e il talento dello scacchista, sacrificati, negli scacchi ipermoderni e computerizzati di oggi, allo studio mnemonico delle aperture. Negli Scacchi 960 i pezzi e lo scopo del gioco sono gli stessi degli scacchi. I pedoni vengono collocati nella seconda traversa, mentre i pezzi della prima traversa possono esser posizionati in modo casuale, per accordo o sorteggio, rispettando taluni vincoli. In questo modo le posizioni legali diventano 960, da qui appunto il nome.
  • Gli “Scacchi Vinciperdi”, nati nel secondo dopoguerra, furono introdotti in Italia all’inizio degli anni Settanta, e sono ancora oggi una delle varianti più divertenti e diffuse, presentandosi come una sorta di scacchi a perdere. Scopo del gioco è costringere l’avversario, attraverso la presa, che qui diviene obbligatoria, a catturare tutti i propri pezzi e pedoni, compreso il Re, che diventa un pezzo senza particolari prerogative. Il giocatore che riesce per primo in questo intento, vince la partita.
  • Gli “Scacchi Marsigliesi” iniziano con la mossa del bianco e si prosegue con successive due mosse consecutive (una bi-mossa) ad ogni turno per entrambi i contendenti.
  • Gli “Scacchi Progressivi” cominciano con la prima mossa del bianco per poi proseguire con due mosse simultanee del nero, tre del bianco e via dicendo, sino allo scacco matto finale o alla patta.
  • La “Quadriglia” (o Bughouse) si gioca in quattro, suddivisi in due squadre, su due scacchiere separate. Particolarità di questa variante la possibilità che i pezzi catturati da un giocatore vengano trasferiti sulla scacchiera dove gioca il compagno col colore opposto, che può a sua volta inserirli alla prima occasione in una casa libera. Derivante dalla Quadriglia, la variante “Crazyhouse” si gioca su una scacchiera, differendo dalla prima per il fatto che ogni pezzo catturato all’avversario può esser tramutato in un pezzo del proprio colore.
  • Gli “Scacchi Alice”, ispirati alla celebre eroina di Carroll de Attraverso lo specchio, si giocano con un solo set di pezzi ma su due scacchiere. Ad inizio partita tutti i pezzi sono disposti sulla prima scacchiera ma ogni qualvolta si effettua una mossa sulla scacchiera in cui il pezzo si trova non appena completato il movimento viene trasferito sull’altra, una mossa è quindi impossibile se sull’altra scacchiera la casa in cui il pezzo si deve recare è occupata.
  • La variante “Atomic” mira ad una strategia kamikaze, volta a far esplodere il re avversario, poiché a seguito di una qualsiasi cattura vengono eliminati dalla scacchiera sia il pezzo catturante che tutti i pezzi avversari (ad eccezione dei pedoni) trovatisi nel quadrato formato dalle case adiacenti.
  • Gli “Scacchi di Dunsany” vedono un’orda di 32 pedoni bianchi contro il normale schieramento del nero. Obiettivo dei bianchi lo scacco matto contrapposto alla totale eliminazione di quest’ultimi da parte del nero.
  • Gli “Scacchi Esagonali” si giocano su scacchiere esagonali. Le principali varianti sono, dal nome dei loro inventori, la “Gliński”, la “McCooey” e la “Shafran”. Il movimento e la cattura dei pezzi si rifà a quello originale, adattandolo al nuovo contesto.
  • Gli “Scacchi Tridimensionali” utilizzano scacchiere a tre dimensioni sul modello degli scacchi 3D illustrati nella celebre saga di Star Trek.
Discorso a parte meriterebbero le varianti antiche del Chaturanga (India) e dello Shatranj (Persia), antenati degli scacchi moderni, le odierne varianti orientali dello Xiangqi (Cina) e dello Shogi (Giappone) e il recentissimo Shuuro, un ibrido tra scacchi e wargames tridimensionali, per i quali si dà appuntamento ad una nuova puntata.
- da AetnaNet del 9 Giugno 2012 
- da Sotto Le 2 Torri - Il Foglio di Bologna n° 32 - Maggio 2012 - Pagina 10