mercoledì 29 agosto 2012

Non Chiamateli Giochi: Scacchi Antichi e Orientali

Non tutti sanno che gli scacchi moderni portano nel loro DNA numerose tracce delle cosiddette “varianti antiche”, come lo Chaturanga e lo Shatranj, tutt’oggi praticate.
Lo Chaturanga si è diffuso in India a partire dal VI secolo d.C. e si ritiene essere il primo antesignano degli scacchi; alcuni studiosi lo reputano a sua volta derivare da arcaici giochi cinesi, tuttavia quest’ultimi sembrerebbero presentare solo alcuni tratti in comune con esso, confermando così la precedente tesi. Il nome deriva da chatur e anga, rispettivamente ‘quattro’ e ‘membro’, rifacendosi all’antica struttura dell’esercito indiano, composto da quattro elementi, quali la fanteria, la cavalleria, gli elefanti e i carri da guerra. Si gioca in quattro, due contro due, ponendo agli angoli del tavoliere ciascuno dei quattro eserciti di otto pezzi ciascuno. I colori delle armate (verde, rosso, giallo, nero) sono tipicamente indiani, rintracciabili anch’essi nel celebre gioco del Pachisi. I pezzi a disposizione sono un Rajah (il ‘re’), un Elefante, un Cavaliere, una Nave e quattro Fanti, con movimenti che ricalcano da vicino quelli odierni. La particolarità del gioco sta nel porre una certa posta iniziale nel piatto dei vincitori e nell’uso di un dado con numeri da 2 a 5, strumento atto a determinare la tipologia di mossa al proprio turno: se il giocatore ottiene 2 muoverà la sua nave, se ottiene 3 il cavaliere, se ottiene 4 l’elefante, se ottiene 5 un fante o il rajah. Se è possibile, la mossa è sempre obbligatoria altrimenti si salta il turno. A seconda delle posizioni o combinazioni che i pezzi assumono nel corso della partita, del controllo di determinate case o catture di pezzi avversari è possibile raddoppiare o quadruplicare la posta o scambiare dei prigionieri. Lo chaturanga combinava quindi fortuna e abilità, divenendo uno dei primissimi giochi d’azzardo dell’umanità, concetto che ancora oggi viene espresso con l’etimo arabo di az-zah (‘dado’).
Dall’India il gioco passò alla Persia col nome di Chatrang. Gli Arabi, dopo alla conquista di quest’ultima, lo diffusero col nome di Shatranj, dal persiano shah (‘re’), stilizzando i pezzi nelle forme ed eliminando ogni elemento aleatorio. Lo Shatranj è ufficialmente considerato il diretto antenato degli scacchi, le cui regole di gioco sono sostanzialmente simili. Nel passaggio in Europa intorno all’anno Mille, ad opera dei Mori in Spagna e dei Crociati di ritorno dalla Terra Santa, i pezzi assunsero le correnti fattezze tipicamente medievali, ascrivibili alle corti del tempo. Lo shatranj si gioca in due su una scacchiera 8x8. Al consueto Shah, che muove come il re negli scacchi, si aggiunge il Visir o Primo Ministro (in seguito la “Regina”), due Fil, gli Elefanti poi diventati “Alfieri”, due Cavalli, due Ruhk (cammelli da guerra arabo-persiani) poi diventati “Torri” e otto Pedoni. Scopo del gioco è lo scacco matto o intrappolamento del re avversario, dall’arabo shah-mat (‘re-morto’).
Parallelamente alla diffusione dello shatranj in Medioriente e degli scacchi in Europa si assiste in Estremo Oriente allo sviluppo delle varianti dello XiangQi in Cina e dello Shogi in Giappone, derivati a loro volta dal chaturanga indiano.
Parecchio praticato in Cina, lo XiangQi o “Gioco degli scacchi cinese” fu il risultato dell’esportazione del chaturanga in Cina ad opera di mercanti, combattenti e buddisti. Alcuni ricercatori lo fanno risalire al IV secolo a.C. Secondo lo studioso cinese David H. Li sarebbe invece stato ideato nel 205 a.C. dal generale Han Xin, discepolo del famoso generale Sun Tsu. Si gioca in due su una scacchiera composta da dieci traverse orizzontali e nove colonne verticali. A differenza degli scacchi i pezzi vengono posizionati sulle intersezioni o punti, così come nel Go/WeiQi. Il campo di gioco è diviso orizzontalmente in due parti da un fiume, al centro delle prime tre file ritroviamo un quadrato composto da nove punti che rappresenta il castello. I pezzi sono tutti di forma circolare sui quali sono marcati dei kanji, i tipici ideogrammi cinesi. Ciascun giocatore ha a disposizione un Imperatore (oggi “Generale”) e due Mandarini (oggi “Consiglieri”) che muovono esclusivamente all’interno del castello, due Torri (dette anche “Carri”), due Cannoni (detti anche “Bombarde”), due Cavalli, due Elefanti e cinque Soldati (o “Pedoni”). Si ha la vittoria quando un giocatore riesce ad attaccare il re avversario ed egli non ha mosse che lo tolgano da tale situazione, o quando le uniche mosse del giocatore di turno esporrebbero il re ad un attacco avversario. È possibile applicare alcune speciali regole con handicap tra giocatori di forza differente, prevedendo un diverso numero di pezzi, di mosse o di movimento e cattura, a favore o meno di uno specifico giocatore.
Lo Shogi, letteralmente ‘Gioco dei Generali’, trae origine dallo xiangqi. Fu introdotto in Giappone da messi imperiali verso l’ottavo secolo d.C., per poi evolversi progressivamente, sino alla sua forma attuale, a partire dall’anno Mille. Lo shogi si gioca in due su una scacchiera (shogiban) cromaticamente uniforme di nove caselle per lato, con due linee di promozione che separano la terza traversa dalla quarta e la sesta dalla settima. I due giocatori, Bianco e Nero (Gote e Sente) dispongono di venti pezzi sagomati a forma di freccia, tutti di identico colore, sul cui fronte è riportato un ideogramma giapponese e la punta rivolta in direzione dell’avversario, così da determinare chi ha il controllo del pezzo durante il gioco. L’equipaggiamento di ciascun giocatore è composto da un Re (unici pezzi differenziati per colore, Osho o “Signor Generale” per il re bianco, considerato il regnante, e Gyoku o “Generale di Giada” per il re nero, considerato lo sfidante), due Generali d’Oro (Kin), due Generali d’Argento (Gin), due Cavalli (Kei), due Lancieri (Kyo), una Torre (Hi), un Alfiere (Kaku) e nove Pedoni (Fu). Come negli scacchi l’obiettivo rimane quello dello scacco matto, ciò nonostante i due giochi presentano alcune differenze. Come nello xiangqi è possibile effettuare delle partite con handicap, giocando con un numero inferiore di pezzi. Quando taluni pezzi giungono oltre la linea di promozione acquistano specifiche abilità aggiuntive, oppure si trasformano in determinati pezzi superiori. I pezzi catturati, inoltre, non vengono eliminati dal gioco ma rimessi in campo nelle fila avversarie, con facoltà di “paracadutarli” in una casella vuota, a scelta del giocatore; quest’ultima regola si rifà idealmente alle frequenti guerre feudali nipponiche, dove le sorti della guerra erano decise dalle mutevoli alleanze, con il passaggio dei vari contendenti da un fronte all’altro.
Gli scacchi sembrano seguire una linea evolutiva che non conosce battute d’arresto e che in futuro potrebbe riservarci ulteriori e gradite sorprese.

- da AetnaNet del 29 Agosto 2012 
- da Sotto Le 2 Torri - Il Foglio di Bologna n° 35 - Agosto 2012 - Pagine 27-28 

lunedì 27 agosto 2012

World Mind Sports Games 2012

Dal 9 al 23 agosto si è disputata a Lille (Francia) la seconda edizione dei “World Mind Sports Games”, le cosiddette “Olimpiadi della Mente”, durante i quali si sono sfidati i maggiori esperti di queste discipline. L’evento è stato organizzato dall’International Mind Sports Association (IMSA), la “Federazione Internazionale Sport della Mente”, ricevendo il prestigioso patrocinio dell’UNESCO. L’IMSA riunisce le quattro Federazioni Internazionali della Dama (FMJD), degli Scacchi (FIDE), del Bridge (WBF) e del Go (IGF), articolate in 400 federazioni nazionali con circa 500 milioni di giocatori sparsi in tutto il mondo. La prima edizione, svoltasi a Pechino nel 2008, ha visto la partecipazione di ben 2763 atleti provenienti da 143 diverse nazioni.
Numerosi gli italiani in gara, molti dei quali si sono ben comportati, ciascuno in rappresentanza della propria federazione nazionale.
  • Dama: Strepitosa affermazione della squadra italiana coordinata dal direttore tecnico della FID (Federazione Italiana Dama) Daniele Bertè che conquista nella specialità della Dama Inglese (Checkers) un oro con Michele Borghetti e un argento con Sergio Scarpetta nel girone maschile (bronzo al turkmeno Durdyev) e un bronzo con Erika Rosso nel girone femminile (oro all’ucraina Chyzhevska e argento alla turkmena Bardieva); nella medesima specialità 5° posto di Matteo Bernini e 12° di Paolo Faleo, a dimostrazione di una schiacciante superiorità tecnica. Nella specialità della Dama Internazionale a cento caselle semilampo a squadre (Rapid Draughts) l’Italia (Loris Milanese, Daniele Macali, Walter Moscato) conquista un buon 7° posto (oro Russia, argento Olanda, bronzo Camerun), migliorandosi nel lampo a squadre (Blitz Draughts) ottenendo il 6° posto (oro Russia, argento Lituania, bronzo Olanda). Nel torneo blitz 20° posto per Milanese, 39° per Moscato e 48° per Macali (oro e argento ai russi Schwarzman e Getmanski, bronzo all‘olandese Boomstra). Nel torneo rapid 41° posto per Milanese, 44° per Macali e 62° per Macali (oro all‘olandese Boomstra, argento e bronzo ai russi Chizhov e Shalbakov). La World Cup di Dama Internazionale a tempo standard viene vinta dal russo Chizhov, seguito dal connazionale Schwartzman e dall’olandese Boomstra nel girone maschile, e dalla bielorussa Fedarovich, seguita dall’olandese Hoekman e dalla polacca Sadowska nel girone femminile. Nelle specialità minori dominano la solita Russia, l‘Ucraina e l‘Olanda.
  • Scacchi: Al Grand Palais de Lille, sede dell’evento, sono andati in scena tornei dimostrativi e simultanee con alcuni grandi maestri internazionali. L’appuntamento è rinviato a Istanbul (Turchia), dove dal 27 agosto al 10 settembre 2012 si disputeranno le “Olimpiadi degli Scacchi”, che vedranno protagonisti i migliori scacchisti mondiali. La Federazione Scacchistica Italiana (FSI) schiera la squadra maschile composta da Fabiano Caruana (campione italiano e attuale numero 8 del ranking mondiale), Sabino Brunello, Daniele Vocaturo, Michele Godena, Daniyyl Dvirnyy (capitano non giocatore Giulio Borgo, coach Arthur Kogan) e la squadra femminile formata da Elena Sedina, Olga Zimina, Marina Brunello, Mariagrazia De Rosa, Tiziana Barbiso (capitano non giocatore Lexy Ortega, coach Fabio Bruno). I campioni in carica da battere sono l‘Ucraina di Ivanchuk e la Russia di Kramnik.
  • Bridge: La sfortunatissima squadra italiana Open (Duboin, Madala, Zaleski, Bocchi, Sementa, Versace, capitano non giocatore Lavazza, coach Ortensi), vincitrice dell‘edizione del 2008, deve cedere il passo alla Polonia ai quarti per un misero punto (172-171), in un torneo che vedrà trionfare la Svezia (oro), seguita dalla Polonia (argento) e dall’outsider Monaco (bronzo) del tandem “Fantoni/Nunes”, coppia italiana numero uno al mondo, recentemente transitata dalla Federazione Italiana Giuoco Bridge (FIGB) ai colori del Principato. Nella sezione Women la squadra italiana (Vanuzzi, Ferlazzo, Manara, Olivieri, Rosetta, Golin, capitano non giocatore e coach De Falco) esce di scena agli ottavi contro l’Olanda (184-129), per la vittoria finale dell’Inghilterra (oro), della Russia (argento) e della Polonia (bronzo). I Senior (Battistoni, Bertolucci, Bettinetti, Ferrara, Massaroli, capitano Marino), protagonisti di una buona prestazione, vengono eliminati ai quarti dalla forte Francia (211-141); alla fine sarà oro per l’Ungheria, argento per gli Stati Uniti e bronzo per la Francia. Un pezzo di Italia finirà comunque sul podio, poiché nel torneo Transnational la brava Gabriella Olivieri della squadra Milner vincerà l’oro.
  • Go: Rappresentanti della Federazione Italiana Giuoco Go (FIGG) sono stati Emanuele Aliberti, Davide Bertok, Leonardo Dal Zovo, Anna Marconi, Vincenzo Sabato e Cesare Sassoli. Gli italiani hanno disputato i diversi tornei nelle categorie maschile, femminile, squadre e coppie miste, ad eccezione della categoria juniores. Taiwan ha dominato la manifestazione, aggiudicandosi ben 11 medaglie sulle 15 a disposizione. Nei tornei maschile e juniores podio interamente taiwanese con Yu-Cheng (oro), Nai-Fu (argento), Sheng-Chieh (bronzo) per gli uomini e Nai-Fu (oro), Cheng-Wei (argento), Hao-Hung (bronzo) per gli juniores. Nel torneo femminile si impone la taiwanese Hsiao-Tung (oro), seguita dalla giapponese Osawa (argento) e dalla canadese Yu (bronzo). Nel torneo a squadre oro e argento per Taiwan 1 e Taiwan 2, bronzo per Singapore. Il torneo coppie miste viene vinto dalla coppia giapponese Osawa/Nakasone (oro) seguiti dai soliti taiwanesi Lin/Hung e Lu/Lai (argento e bronzo). Gli azzurri non hanno raggiunto le vette della classifica ma si sono comunque ben comportati, in una disciplina ancora poco conosciuta in Italia: nel torneo maschile 63° Sabato, 73° Sassoli, 74° Dal Zovo, 75° Bertok, 78° Aliberti; nel torneo femminile 36° posto di Marconi; nel torneo a squadre 16° posto nel gruppo A per Italia 2 e 14° posto per Italia 1 nel gruppo B; nel coppie miste 10° posto per Marconi/Bertok nel gruppo B.
Appuntamento al 2016 in Brasile, per la terza edizione della manifestazione.

- da AetnaNet del 27 Agosto 2012 
- da Sotto Le 2 Torri - Il Foglio di Bologna n° 35 - Agosto 2012 - Pagine 25-26